Nome completo | Repubblica del Kenya |
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Capitale | Nairobi |
Moneta | Kenyan Shilling (KES) |
Lingue ufficiali | Inglese, Kiswahili |
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Passaporti e visto | Necessario passaporto con validità residua di almeno sei mesi. Visto d'ingresso necessario. |
La Repubblica del Kenya è uno dei più importanti mercati dell’Africa Sub-Sahariana. Il Kenya è, difatti, considerato l’hub economico, commerciale e logistico dell’Africa orientale, e rappresenta la seconda economia della regione. Nell’arco dello scorso decennio, il Kenya ha messo in atto una serie di riforme con l’obiettivo di creare solide basi per la stabilità politica, lo sviluppo sociale e la crescita economica del Paese. Nel 2008 il governo ha lanciato il documento “Kenya Vision 2030”, il piano governativo di sviluppo volto al raggiungimento dello status di Paese a reddito medio-alto, di nuova industrializzazione e con un’elevata qualità della vita ed un ambiente sicuro e pulito per tutti i cittadini entro il 2030.
A partire dal 2014, il Kenya viene classificato come Paese a reddito medio-basso, in quanto, grazie alla sua sostenuta crescita economica, il suo PNL per capita ha sorpassato la soglia di USD 1,026 prevista dalla World Bank. Il Paese è caratterizzato da un’economia di mercato e il suo quadro economico è rimasto positivo negli ultimi anni, con una crescita del PIL media del 5.6% tra il 2014 e il 2019, più alta rispetto alla media continentale, che si attesta sul 3.2%.
Principali esportazioni e partner: Il Kenya è la 101esima economia di esportazione più grande del mondo e l'89esima economia più complessa secondo l'Economic Complexity Index (ECI). Le principali esportazioni del Paese sono: tè, fiori, caffè e legumi, esportati negli Stati Uniti, in Pakistan, Uganda, Paesi Bassi e Regno Unito (13,18% del PIL nel 2018.)
Principali importazioni e partner: Il Kenya importa principalmente petrolio raffinato, olio di palma, automobili, medicinali e zucchero greggio dalla Cina, dall'India, dagli Emirati Arabi Uniti, dall'Arabia Saudita e dal Giappone (23% del suo PIL nel 2018).
Settore primario: L'agricoltura rappresenta ancora un elemento fondamentale nell'economia del Kenya. Infatti, nonostante la quota di agricoltura nel PIL del Paese sia progressivamente diminuita, passando dal 29,3% nel 2000 al 23,5% nel 2017, la percentuale di lavoratori impiegati nel settore primario sul totale degli occupati rimane elevata (circa il 57% nel 2019). Questo settore produce tè, caffè, mais, grano, canna da zucchero, nonché prodotti lattiero-caseari, carne di manzo, pesce, maiale, pollame e uova. Oltre il 75% della produzione in questo settore nel paese proviene da piccole aziende o da bestiame.
Settore secondario: Per quanto riguarda il settore industriale, la sua quota nel PIL del Kenya è cresciuta, passando dal 18,2% nel 2011 al 21,0% nel 2017, dopo un lungo periodo di stagnazione, ed oggi l'8% della popolazione occupata nel Paese è impiegata in questo settore. Esso include principalmente attività quali la produzione di beni di consumo su piccola scala (plastica, mobili, batterie, tessuti, abbigliamento, sapone, sigarette, farina), lavorazione di prodotti agricoli, raffinazione del petrolio, fabbricazione di metallo e di prodotti di ingegneria.
Settore terziario: Il settore dei servizi rappresenta attualmente oltre la metà del PIL del Kenya (56% nel 2017) e rappresenta il 35% sul totale degli occupati (2019). Salute, istruzione, TIC e pubblica amministrazione sono le principali fonti di occupazione, e settore immobiliare, vendita al dettaglio, trasporti e finanza giocano un ruolo chiave nella crescita economica del Paese. L'industria del turismo è particolarmente rilevante per il Kenya, con una crescita del 5,7% nel 2018, più elevata del 3,9% rispetto alla media globale.
Investimenti esteri: Gli investimenti diretti esteri (IDE) in Kenya hanno subito un aumento di USD 1,6 miliardi nel 2018 (per un totale di USD 1.625.921), rispetto all’anno precedente (USD 1,3 miliardi). I settori chiave nell’attrarre IDE sono stati senz’altro quello energetico, il mercato immobiliare, l’industria manifatturiera, TIC, turismo e, più recentemente, il settore petrolifero e minerario. Tuttavia, la quota di IDE nel Paese come percentuale del PIL è stata dello 0,8% nel 2017 rispetto al 2,2% della Tanzania, all'8,5% del Ghana e al 4% del Ruanda, indicando che il suo pieno potenziale non è ancora stato raggiunto. Per questo motivo, il Paese ha lanciato nel 2019 il documento noto come “Kenya Investment Policy (KIP)”, finalizzato a guidare le politiche pubbliche in termini di attrazione, agevolazione, monitoraggio e valutazione degli investimenti privati. La KIP si pone come obiettivo l’incremento del livello degli investimenti pubblici e privati fino al 32% del PIL del Paese entro il 2030, con un aumento degli investimenti privati fino al 24% del PIL entro lo stesso anno, promuovendo gli investimenti diretti fino al 20% all'anno rispetto al 2019 e attraendo investimenti diretti esteri di alta qualità.
Quadro Normativo per gli Investimenti in Energie Rinnovabili: La produzione di energia rinnovabile nel Paese è supportata da un sistema di Feed-in-Tariffs (FiT), introdotte nel 2008 e riviste nel 2010 e nel 2012, con il fine di promuovere gli investimenti privati nel settore delle energie rinnovabili garantendo un prezzo sicuro a lungo termine e un accesso garantito alla rete. Le tariffe si applicano agli impianti connessi alla rete e sono valide per un periodo di 20 anni dall'inizio del contratto di acquisto di energia (PPA). Definite “Feed-in-Tariffs per le energie rinnovabili” all’interno dell’ Energy Act del 2019, questo sistema ha lo scopo di catalizzare la generazione di elettricità attraverso fonti di energia verde e diminuire la dipendenza dalle risorse energetiche non rinnovabili. Le FiT si applicano a energia eolica, biomassa, idroelettrica (per piccoli impianti), solare, biogas e geotermica.