Nome completo | Botswana |
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Capitale | Gaborone |
Moneta | Pula (BWP) |
Lingue ufficiali | Inglese |
Anche per il settore energetico esistono ambiziosi progetti per migliorare la connessione con i paesi vicini (il Botswana importa l'80% del suo fabbisogno energetico) e aumentare la produzione interna. L’accesso all’energia elettrica in Botswana è stimato del 60% per il totale della popolazione, comprendendo il 72% della popolazione urbana e il 37% della popolazione rurale. L’elevato potenziale di energia rinnovabile del Botswana, soprattutto nel solare e nelle biomasse, rimane largamente inutilizzato. Il governo riconosce la necessità di creare un quadro normativo che fornisca incentivi per lo sviluppo delle energie rinnovabili che permetta di raggiungere un’autonomia e indipendenza in questo settore. Un cambiamento nelle intenzioni del governo fu reso evidente con il cambio di nome del Ministero da Ministry of Mineral Resources and Water Affairs (MIRWA) a Ministry of Mineral Resources, Green Technology and Energy Security (MMGE), a sottolineare un nuovo impegno nell’introduzione delle energie rinnovabili. Per quanto riguarda il potenziale bioenergetico, e nello specifico l’energia termica ad uso domestico, un passaggio dall’utilizzo della legna a quello di mezzi più sostenibili, assieme ad una distribuzione di stufe economicamente sostenibili e a basso consumo e materiali ad alta efficienza termica, sarebbe auspicabile. Nelle zone urbane, quasi il 70% delle famiglie utilizza il GPL che ha però costi maggiori rispetto alla legna ed è per questo inaccessibile al resto della popolazione rurale. Nel suo secondo comunicato presso la UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), il Botswana ha dichiarato di voler sostituire la legna da ardere con l’uso del GPL e dei biogas. Carbone e legna continuano a rappresentare la fonte principale di energia per le comunità rurali e quelle a reddito basso, essendo utilizzati dal 53% delle famiglie rurali. La legna da ardere è principalmente raccolta a mano da singoli individui, in particolare donne, le quali cercano di soddisfare le loro necessità energetiche per cucinare e riscaldare. Tuttavia, ciò che ne deriva è una carenza di legname ed un impoverimento locale. L’aumento del commercio di legna da ardere ha comportato deforestazione e la conseguente mancanza di legna in tutte le zone del Paese, ad eccezione del nord. La legna da ardere viene utilizzata nel settore residenziale prevalentemente dalle famiglie nelle zone rurali, le quali ne consumano il 70%, mentre le famiglie nelle zone residenziali urbane ne consumano il 46%. Dunque, per le aree rurali, la sostituzione della legna da ardere con il GPL risulta essere ancora una sfida. Dall’altra parte, le istituzioni governative e le piccole e medie imprese commerciali come principale fonte di energia utilizzano il legno combustibile diesel. Per quanto riguarda l’energia eolica, la bassa velocità media del vento registrata tra 2.0 e 3.5 m/s non è considerata sufficientemente attraente per un sviluppo dell’energia eolica su larga scala. Il Botswana non è adatto ad accogliere uno sviluppo significativo dell’energia idroelettrica in quanto caratterizzato da piogge scarse e irregolari che hanno causato forti limitazioni e impedimenti all’approvvigionamento idrico. Dunque, il potenziale di energia idroelettrica nel Paese è molto limitato. Il settore dei biocarburanti rimane stagnante a causa di limitazioni normative che ostacolano la crescita del settore. Inoltre, nel territorio sono state trovate solo due piante con un potenziale energetico, la jatropha e il sorgo. La prima è stata identificata come la coltura energetica più promettente per la produzione di biodiesel e si può trovare nella regione centrale del Paese.
Nome completo | Repubblica di Cuba |
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Capitale | Havana |
Moneta | Peso (CUP) |
Lingue ufficiali | Spagnolo |
Come molte altre isole dei Caraibi, Cuba ha un grande potenziale per le energie rinnovabili. Infatti, può contare sui biocarburanti e la biomassa ricavata dalla produzione di canna da zucchero, sui numerosi fiumi per implementare energia idroelettrica, sul vento e su una buona esposizione al sole, per il fotovoltaico. A causa delle sfide derivate dalla crisi economica e dalla successiva rivoluzione ecologica intrapresa, Cuba rappresenta un caso di studio interessante in termini di potenziale di energie rinnovabili e sforzi fatti per essere considerato un paese autonomo in termini di sostenibilità energetica. In questo quadro, dal 2006, Cuba ha installato 1854 impianti microelettrici di diesel e olio combustibile, 4000 sistemi di backup di emergenza, ha aggiornato oltre 120.000 postazioni elettriche ed incorporato fonti di energia rinnovabili attraverso l'installazione di 100 stazioni di misurazione del vento. Ha costruito 180 sistemi micro-idrici, impiantato oltre 8000 sistemi elettrici solari indipendenti nelle aree rurali e installato 300 impianti di biogas, bioetanolo e biomassa da canna da zucchero. Oggi, l'85% della matrice di generazione di energia a Cuba è costituita dal consumo di combustibili fossili. Tuttavia, il restante 15% è coperto da fonti rinnovabili. Cuba fa molto affidamento su combustibili liquidi per la produzione di elettricità. In effetti, ha la quinta percentuale più alta di energia totale derivata da combustibili liquidi nel mondo. In particolare, di 19.366 GWh di energia elettrica lorda prodotta nel 2014, il 61% è stato generato da olio combustibile per impianti centralizzati, il 20% da olio combustibile per generatori distribuiti, il 14% da gas naturale, il 4% da olio di Independent Power Producer (IPP) incluso biodiesel da biomassa di canna da zucchero e circa l'1% da altre fonti rinnovabili. Nel 2019, 687.000 MWh sono stati generati da fonti energetiche rinnovabili (eolico, idroelettrico, solare, di canna e di biomassa non di canna), corrispondenti a 178.000 tonnellate di combustibili fossili che sarebbero stati altrimenti generati. Entro il 2030, previsto l'aumento del 24% o più della generazione di elettricità da fonti rinnovabili nella matrice energetica, saranno raggiunti 7000 GWh e verranno risparmiate circa 1 800 000 tonnellate di combustibili fossili. La fonte di elettricità rinnovabile più comune a Cuba è la "Bagassa", il residuo di polpa secca rimasto dopo l'estrazione dello zucchero dalla canna da zucchero. Nel 2009, la produzione di energia della canna da zucchero rappresentava il 3% della produzione complessiva di elettricità nel paese, costituendo all'epoca l'80% del profilo rinnovabile di Cuba. La bagassa rappresenta un potenziale elevato per incrementare la produzione di energie rinnovabili. Cuba ha 57 mulini di canna da zucchero e 10 raffinerie che hanno generato 730 GWh nel 2017 e il paese prevede entro il 2027 la costruzione di 25 impianti bioelettrici con un potenziale di 872 MW. L'industria solare di Cuba è piccola ma cresce a ritmi sostenuti. Nel 2009, il paese aveva solo 1,8 MW di capacità fotovoltaica solare totale installata e 3,8 MW di potenza installata in 8.000 scaldacqua solari. Negli ultimi anni, Cuba ha iniziato a investire in progetti solari su larga scala a causa del suo elevato potenziale solare. L'energia solare media giornaliera che raggiunge la terra cubana durante tutto l'anno è di 5 kWh / m2. Un ostacolo chiave agli investimenti in ulteriore energia solare sono i costi di capitale iniziali per la costruzione di impianti fotovoltaici. Per raggiungere l'obiettivo di 700 MW di capacità solare entro il 2030, il governo è alla ricerca di ulteriori investimenti privati, compresi gli investimenti per un impianto da 100 MW nelle province occidentali di Cuba. La generazione eolica è ulteriormente sviluppata rispetto al solare ma costituisce ancora solo una piccola parte della capacità totale. Attualmente, il paese ha una capacità installata di 11,2 MW in quattro parchi eolici. Per raggiungere l'obiettivo di 633 MW di capacità di generazione eolica, Cuba prevede di costruire 13 parchi eolici lungo la costa settentrionale del paese. Il capitale straniero è stato destinato a costruire sette su 13 di questi parchi eolici. Parlando di energia idroelettrica, Cuba ha circa 650 MW di capacità idroelettrica installata. La maggior parte dell'energia idroelettrica proviene da sistemi isolati nelle aree off-grid. Tuttavia, gran parte del potenziale non utilizzato è situato nelle aree protette. Pertanto, i leader cubani non sembrano pianificare un'espansione della risorsa. Cuba è stata identificata come uno dei paesi più vulnerabili di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici, a causa delle sue caratteristiche territoriali. Pertanto, tra le principali strategie di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici si può trovare lo spostamento della matrice energetica verso l'uso di risorse rinnovabili per favorire l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Dal 2008, Cuba ha subìto un processo di trasformazione politica ed economica per modificare la sua matrice energetica, ponendosi l'obiettivo di generare il 24% della sua elettricità nel 2030 attraverso l'energia rinnovabile, favorendo la sostituzione progressiva dei combustibili fossili e la stimolazione degli investimenti e della ricerca della produzione di attrezzature. Si prevede che Cuba smetterà di emettere più di sei milioni di tonnellate di CO2 all'anno, se riuscirà ad aumentare il suo potenziale di generazione di elettricità da canna da zucchero, biomassa alimentata da foreste, impianti solari, energia idroelettrica e impianti eolici.
Nome completo | Repubblica Federale Democratica d'Etiopia |
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Capitale | Addis Ababa |
Moneta | Ethiopian birr (ETB) |
Lingue ufficiali | Amarico |
Per molti decenni lo sviluppo del settore elettrico si è basato sullo sfruttamento di enormi risorse idroelettriche che rendevano il sistema elettrico dipendente dall'acqua e quindi particolarmente esposto alle problematiche del cambiamento climatico. Circa il 95% della produzione di elettricità in Etiopia proviene da centrali idroelettriche, mentre le fonti rinnovabili non idroelettriche possono essere sfruttate in modo efficiente nel settore energetico per migliorare la diversificazione energetica e supportare la resilienza del sistema elettrico sia a breve che a lungo termine.
Lo sviluppo del settore delle energie rinnovabili in Etiopia è stato uno dei principali nuovi motori della crescita economica nel paese. Le sue ampie risorse e gli ambiziosi obiettivi di elettrificazione, insieme al suo livello relativamente alto di industrializzazione (rispetto ad altre nazioni africane), ne fanno un luogo privilegiato per gli investitori nelle energie rinnovabili.
L'Etiopia è dotata di abbondanti fonti di energia rinnovabile e ha un potenziale per generare oltre 60.000 megawatt (MW) di energia elettrica da fonti idroelettriche, eoliche, solari, biomasse e geotermiche. Attualmente ha solo circa 2.300 MW di capacità di generazione installata per servire una popolazione di oltre 95 milioni di persone. Il GTPII ha fissato nuovi obiettivi per aumentare la capacità di generazione a oltre 17.000 MW entro il 2020, con un potenziale complessivo di 35.000 MW entro il 2037 che aiuterebbe a sostenere la continua crescita economica dell'Etiopia e le consentirebbe di diventare un hub regionale di energia rinnovabile in Africa orientale.
Per gettare le basi per tali sviluppi, il governo dell'Etiopia ha lanciato uno dei programmi di elettrificazione di maggior successo nell'Africa subsahariana, espandendo la rete elettrica a quasi il 60% del paese, da solo 667 città e villaggi a circa 6000.
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"Doing Green Business" in Etiopia
Materiali Utili
Nome completo | Repubblica del Kazakistan |
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Capitale | Nur-Sultan |
Moneta | Tenge (₸) (KZT) |
Lingue ufficiali | Kazako (lingua ufficiale dello Stato) Russian (co-ufficiale) |
Secondo la Strategia 2012 Kazakhstan-2050 e il Concetto per la transizione alla Green Economy della Repubblica del Kazakistan, la transizione pone le sue fondamenta su sette aree chiave: sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili; risparmio energetico ed efficienza energetica; sviluppo di un'agricoltura biologica sostenibile ed efficiente; gestione dei rifiuti; uso razionale delle risorse idriche; sviluppo della mobilità green; conservazione e gestione efficace degli ecosistemi.
Tra gli ambiziosi obiettivi fissati nei documenti strategici nazionali, è previsto l’aumento della quota di energie alternative e rinnovabili nel power mix fino al 50% entro il 2050 con obiettivi intermedi del 3% entro il 2020, del 6% entro il 2025 e del 10% entro 2030. Inoltre, il Kazakistan si impegna a: ridurre l'intensità energetica del PIL del 10% fino al 2015, del 25% entro il 2020 e del 30% entro il 2030 rispetto al 2008 (efficienza energetica); ridurre le proprie emissioni di GHGs tra il 15 e il 25% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990; risolvere l'approvvigionamento di acqua potabile entro il 2020 e l'approvvigionamento idrico agricolo entro il 2040; aumentare la produttività dei terreni agricoli di un fattore 1,5 entro il 2020.
Inoltre, la transizione verso un modello di crescita verde consentirà un'ulteriore crescita del PIL del 3%, creerà più di 500.000 nuovi posti di lavoro, nuove industrie e servizi, e garantirà elevati standard di qualità della vita per la popolazione. Gli investimenti complessivi richiesti per la transizione verso un'economia verde saranno circa l'1% del PIL all'anno, che equivale a 3-4 miliardi di dollari.
Secondo il KAZEnergy Report 2019, la produzione di elettricità è dominata dal carbone (70,4%), seguita da impianti a gas (19,4%), centrali idroelettriche (9,7%), eoliche e solari (0,4% e 0,1%, rispettivamente).
Secondo il Ministero dell'Energia, nel 2016 la quota di fonti di energia rinnovabile (FER) nella produzione di elettricità ha raggiunto lo 0,98%, compresi i piccole centrali idroelettrici. L'obiettivo per lo sviluppo delle energie rinnovabili è aumentare la quota relativa alle energie rinnovabili nella produzione di energia elettricità entro il 2020 al 3% (1.700 MW), che includerebbe l'energia eolica (933 MW), solare (467 MW), piccole centrali idroelettriche (290 MW) e biogas (10 MW).
A livello governativo, il Paese sta spostando l'attenzione verso transizione alla green economy. Nel luglio 2019, il nuovo Ministero dell’Ecologia, Geologia e Risorse Naturali del Kazakistan ha ricevuto deleghe di altri ministeri che si occupano dell'ambiente, della gestione delle risorse idriche e delle questioni geologiche. In particolare, il Ministero dell'Energia ha trasferito la propria competenza alla politica statale di tutela ambientale, gestione dei rifiuti solidi, tutela, controllo e vigilanza sull'uso razionale delle risorse naturali.
Di fatto, il Kazakistan sta lavorando per espandere l'uso delle energie rinnovabili. Secondo i risultati del 2019, nel Paese operano 90 impianti di energie rinnovabili con una capacità installata di 1.061 MW. Nei primi nove mesi del 2019 hanno generato 1,65 miliardi di kWh di energia elettrica, il 65% in più rispetto allo stesso periodo del 2018. Secondo i dati preliminari, la quota di energia rinnovabile dalla produzione totale di elettricità è stimata al 2,3% quando nel 2018 l'indicatore era dell'1,3%.
Il Kazakistan ha il potenziale di energia eolica, solare, idrotermale e idroelettrica di piccoli fiumi. Il grande potenziale in energie rinnovabili del Kazakistan supera i 1 trilione di kWh all'anno (circa 10 volte il consumo di energia nel paese).
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Doing Green Business in Kazakistan
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Nome completo | Repubblica del Kenya |
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Capitale | Nairobi |
Moneta | Kenyan Shilling (KES) |
Lingue ufficiali | Inglese, Kiswahili |
Accesso all'energia e attuale mix energetico: La capacità di generazione di energia del Kenya è aumentata costantemente negli ultimi dieci anni, passando da 1,768 MW nel 2013 a 2,351 MW nel 2018. Nello stesso anno, è stato stimato che il 75% della popolazione del Paese avesse accesso all'elettricità, grazie a maggiori investimenti nella generazione e distribuzione di quest’ultima, seppur con un divario significativo tra la popolazione rurale e quella urbana.
Tra i fattori rilevanti per il settore energetico del Paese, bisogna considerare anche gli effetti del cambiamento climatico, a cui il Kenya è particolarmente esposto. Infatti, il suo territorio è stato influenzato dall'aumento delle temperature e dal cambiamento dei modelli delle piogge, con periodi di siccità e inondazioni. Pertanto, la transizione verso fonti di energia rinnovabili è rilevante tanto nell’ottica di rafforzare ulteriormente l'accesso della popolazione all'energia quanto per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Proprio per questo motivo, il settore delle energie rinnovabili sta acquisendo una rilevanza sempre maggiore nel Paese. Il terzo piano a medio termine per l'implementazione della strategia “Kenya Vision 2030” in riferimento al periodo 2018-2022 affronta in modo specifico questo problema, annoverando tra le priorità per il Paese la crescita verde e la lotta contro il cambiamento climatico. Inoltre, esso mira all'aumento della produzione di energia, sottolineando il ruolo chiave delle fonti di energia rinnovabili nella creazione di un regime di approvvigionamento energetico affidabile, adeguato ed economicamente vantaggioso per sostenere lo sviluppo industriale. Inoltre, la strategia e il piano di attuazione per l'economia verde del Paese per il periodo 2016-2030 prevede un aumento della percentuale di risorse rinnovabili nel mix energetico del Paese, fino al 70%, e predispone lo stanziamento di strumenti finanziari innovativi, quali il finanziamento del debito volto a indirizzare il capitale verso infrastrutture sostenibili. Il presidente Kenyatta, nel 2018, ha affermato di avere in mente un obiettivo ancora più ambizioso, ovvero il 100% della sufficienza energetica attraverso risorse rinnovabili entro il 2020.
In particolare, l'attuale mix energetico del Kenya comprende energia da una varietà di fonti: 50% da energia geotermica, 30% da energia idroelettrica, 6% da diesel, 12% da energia eolica e 2% da energia solare e importazioni.
Fonti di energia rinnovabile: lo sviluppo del settore delle rinnovabili è stato notevolmente facilitato dall'impressionante dotazione di risorse naturali del Paese. Infatti, il Kenya è caratterizzato da alti tassi di insolazione (4-6kWh/m2 al giorno), con una media di 6/7 ore di sole. Inoltre, il regime eolico nelle aree nel nord-ovest del paese (ad esempio Marsabit e Turkana), nonché ai margini della Rift Valley, è eccellente. Il Kenya è leader nel continente africano per quanto riguarda la produzione di energia geotermica, a causa dell'alta temperatura che caratterizza la Rift Valley. Inoltre, si stima che il Paese abbia un potenziale di circa 6.000 MW tra grandi e piccoli bacini idrici, con potenziale idroelettrico concentrato in cinque regioni geografiche: il lago Victoria, il bacino della Rift Valley, il bacino del fiume Athi, del Fiume Tana e il bacino del fiume Ewaso Ng'iro. Per quanto riguarda le bioenergie, i settori di interesse nel Paese riguardano la produzione di rifiuti urbani, sisal e caffè, nonché il settore del tè.
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"Doing Green Business" in Kenya
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Nome completo | Perù |
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Capitale | Lima |
Moneta | Sol (PEN) |
Lingue ufficiali | Spagnolo, Quechua, Aymara, altre lingue indigene |
Mix energetico attuale e potenziale per energia rinnovabile: Il Peru, come molti altri Paesi latino americani, ha un’abbondanza di risorse convenzionali insieme a un notevole potenziale per la produzione di energie rinnovabili grazie alle caratteristiche del suo territorio. Il suo potenziale per energia eolica, solare, idroelettrica e geotermica è considerato alto, per la biomassa è considerato medio, mentre quello dell’energia mareomotrice è ancora inesplorato. La sua matrice energetica è considerata una delle più pulite in America Latina nel 2019, con il 50% derivante da fonti di energia elettrica convenzionali (ovvero con centrali elettriche più grandi di 20 MW), il 5% da risorse di energia rinnovabile non convenzionali e il rimanente da energia termoelettrica. La percentuale dell’ultimo ha avuto un forte incremento negli ultimi 15 anni a seguito della scoperta di depositi di gas naturale a Camisea, che ha catturato l’attenzione del settore energetico peruviano e ha provocato un calo degli investimenti in energie rinnovabili non convenzionali. Nel 2017, quest’ultimo settore ha contribuito al 2,7% dell’energia distribuita attraverso la rete elettrica nazionale, conosciuta come Sistema Elettrico Interconnesso Nazionale (SEIN, Sistema Eléctrico Interconectado Nacional). Il Sistema fornisce accesso a elettricità all’85% della popolazione, presente principalmente nelle aree urbane, mentre sistemi isolati coprono il fabbisogno energetico delle aree rurali del Paese. A maggio 2019, grazie ad una combinazione di contributi dagli impianti idroelettrici, eolici, solari e di biomassa, il Peru ha sostenuto una capacità di generazione di energia rinnovabile pari a 14,900 MW. L’energia idroelettrica ed eolica hanno prodotto rispettivamente il 43% e il 40%; la biomassa ha contribuito con l’11.6%; e il solare ha prodotto il restante 5%. Attraverso progetti come ‘Repartición’, un impianto solare di 22-MW ultimato nel 2012 che era il più grande del suo genere in Sud America al tempo, il Paese conquistò la reputazione di pioniere delle rinnovabili nella regione. Lo svilupppo del settore energetico in Peru, che ha subito un aumento del 186% negli ultimi 20 anni, è stato stimolato da una grande opera di privatizzazione iniziata nel 1992. Il Peru è al momento capace di coprire la totalità della sua domanda energetica, sebbene abbia cominciato a partecipare in acquisti di energia dall’Ecuador, riguardanti la fornitura delle aree a nord del Paese. La possibilità concreta di essere capaci di produrre energia in eccesso sta dando la possibilità al Peru di considerare l’esportazione dell’energia ai paesi limitrofi, in particolare Cile e Ecuador.
Tecnologie per la mitigazione e l’adattamento al cambio climatico: Il Peru è stato identificato come uno dei Paesi più vulnerabili al cambio climatico a causa della varietà dei suoi microclimi. Inoltre, il suo tasso di povertà, specialmente nelle zone rurali, rappresenta una limitazione all’attuazione di misura di adattamento in quegli stessi territori che ad esempio sperimenteranno un danno all’agricoltura di piccola scala con conseguenze dirette sui mezzi di sostentamento della popolazione. Per questo, la riduzione della povertà e il passaggio a una matrice energetica più rinnovabile sono tra le strategie principali per l’azione climatica del Paese. Uno dei suoi obiettivi è quello di continuare gli investimenti nel settore energetico in maniera strutturata attraverso la promozione di un’infrastruttura del gas efficiente così da poter garantire la sicurezza dell’offerta e la decentralizzazione della generazione dell’energia. In un primo momento, questa infrastruttura sarà sviluppata verso il Sud, con a seguire il centro e il Nord del Paese. Nel prossimo decennio, il gas naturale rivestirà un ruolo sempre più importante nella matrice energetica. Successivamente, la transizione di lungo termine del Peru a un futuro energetico sostenibile sarà attuata attraverso una graduale sostituzione del gas naturale da risorse rinnovabili (idroelettriche, eoliche, solari geotermali). In allineamento con questo obiettivo, nel 2018 il Peru ha ampliato la sua capacità di produzione di energia verde di circa 500 MW, ad esempio con progetti come l’apertura dell’impianto fotovoltaico Rubí di 145-MW situato nel dipartimento di Moquegua vicino al confine con il Cile, che ha uno dei più alti potenziali per energia fotovoltaica del mondo. Nel 2014, il Ministro dell’Ambiente ha identificato il potenziale per due tipi di tecnologie per la mitigazione e l’adattamento al cambio climatico: da un lato, il miglioramento della gestione dei rifiuti solidi attraverso tecnologie all’avanguardia per il riciclaggio e il compostaggio, che permetterebbero la riduzione delle emissioni di CO2 e il miglioramento del tenore di vita della popolazione; dall’altro, la gestione delle risorse idriche, che include tecnologie per raccogliere e conservare l’acqua e la prevenzione di danni causati da eventi climatici estremi, come ad esempio ‘El Niño’ nel 2017, che diventeranno sempre più ricorrenti in futuro a cause del cambio climatico. Il Peru ha come obiettivo il progresso nella sua transizione verso un mix energetico a basse emissioni di carbonio e di raggiungere il 60% di energie rinnovabili e il 40% di gas nella matrice elettrica per il 2025, e il 15% di energie rinnovabili nella sua matrice energetica per il 2030, con la riduzione dell’importazione di diesel e benzina, utilizzate principalmente nel settore dei trasporti. Inoltre, per il 2021, il governo ha l’obiettivo di raggiungere il 100% della copertura elettrica nel Paese, colmando il divario con le aree rurali.
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Investire nelle energie rinnovabili in Perù: casi di successo e quadro legislativo
Materiali utili
Peru Business and Investment Guide 2018/2019
Quadro giuridico per la promozione di investimenti nel settore delle energie rinnovabili (Spagnolo)